martedì 18 maggio 2010

IL FEDERALISMO CHE FA RISPARMIARE



Pochissimi giorni e il federalismo fiscale sarà realtà. "Passa questa settimana", annuncia Umberto Bossi in una lunga intervista adAffaritaliani.it. Il leader della Lega Nord afferma che "questa settimana è la settimana del federalismo. Gli abbiamo fatto l'assicurazione sulla vita, perché non deve passare più per il Parlamento, ma solo in Consiglio dei ministri, dove noi contiamo e quindi passa questa settimana. Siamo arrivati al dunque". Il Senatùr precisa che "c'è solo la necessità di avere un parere in Commissione. C'è un po' di resistenza, però la legge prevede che entro il primo anno bisogna far passare i beni dello Stato alle Regioni e agli enti locali, anche le sponde dei fiumi e dei laghi". Via libera imminente quindi al federalismo demaniale. Bossi ricorda poi che la seconda posa del federalismo è 'le tappe locali', che questa settimana va a conclusione in CdM. "Si tratta di una soluzione importante perché lo Stato darà meno soldi a chi li spreca. Gli darà un bel calcetto nel sedere, che sarebbe ora. Il Nord non può più mantenere il Paese come ha fatto finora, con questa crisi". Bossi si dice anche d'accordo con l'ipotesi di tagliare gli stipendi dei parlamentari, avazanta dal ministro Calderoli: "L'importante è che non sia un trucco per continuare a dare i soldi a quelli del Sud che li buttano via".
NO CASINI, E' COME FINI - Un accordo per un allargamento della maggioranza con l'Udc "non lo so se è utile" perché "Casini è come Fini, crea pasticci e frena", spiega ancora Bossi. "Ho letto sui giornali che Berlusconi vuole tirare dentro anche Casini. E quando c'era Casini tutti i giorni ne combinava una. È come Fini, tutti i giorni creava un pasticcio e frenava. Non lo so se è utile". Secondo il Senatùr la strada "è quella di fare gli accordi con chi mantiene la parola e non intralcia nel lavoro del governo. Sono sicuro che la forza della Lega sarà determinante". Il leader del Carroccio usa parole chiare: "Bisogna stare attenti che non ritorni - riferendosi a Casini, ndr - altrimenti si passa dal male in peggio. A mio parere i democristiani è meglio lasciarli perdere. Poi il leader è Berlusconi, ma non ho ancora parlato con lui".
LA CRISI ECONOMICA - Anche se "ci vuole ben altro" occorre tagliare oltre agli stipendi dei parlamentari anche quelli dei magistrati, afferma il leader della Lega: "Se c'è da pagare devono farlo tutti. È giusto che anche i magistrati diano la loro mano, perché il loro stipendio è legato a quello dei politici". Secondo Bossi però "non si risolve certo il problema tagliando solo lo stipendio dei parlamentari, ci vuole ben altro. I soldi devono andare a chi li investe e non a chi li sbatte via. Il federalismo fiscale risolverà anche questo problema. E a causa del 'lumbard col couer in man', qui mancano anche i soldi per fare le strade". "E' l'Europa che gliela imporrà, la sta imponendo a tutti i paesi che hanno un forte debito pubblico", afferma il numero uno del Carroccio in merito all'ipotesi di una 'manovra pesante'. "Dopo la Grecia, la Spagna, Il Portogallo e anche l'Italia". Secondo il leader della Lega, la manovra finanziaria non porterà conseguenze sul progetto di federalismo fiscale, perché "il federalismo fa risparmiare".

giovedì 6 maggio 2010

RIFORME ISTITUZIONALI, FISCO E GIUSTIZIA : LE PRIORITA' DEL GOVERNO

Berlusconi: «Priorità a riforme istituzionali, fisco e giustizia»
"Il Sole 24 ORE - 10 aprile 2010
Le riforme istituzionali «che forse posticiperemo» e il fisco che è l'intervento più «urgente, difficile, complesso». Silvio Berlusconi, molto applaudito dalla platea di imprenditori arrivati al convegno di Parma, promette tre anni di lavoro e di riforme anche se – su quella che più interessa le imprese, appunto il fisco – non entra nel dettaglio. Una promessa chiara la fa: «disboscare la selva delle leggi fiscali per arrivare a un codice certo». Nessun altro dettaglio se non sostenere la linea del rigore del «geniale» Giulio Tremonti, che è stato fermo nella difesa della finanza pubblica. Smonta anche le accuse sul declino economico italiano citando dati sulla tenuta dell'impresa manfatturiera e delle famiglie.Chiuso il capitolo economico, il premier arriva a quello dell'assetto istituzionale per difendere ancora la forma semipresidenzialista ma chiarendo che l'elezione diretta del capo dello stato e del parlamento deve avvenire in un turno unico evitando, così, la possibilità che si formino maggioranze di colore diverso. «Il ministro Calderoli, piè veloce, ha già portato una bozza al Quirinale ma state sereni che la riforma verrà discussa in tante sedi e con un'apertura totale».E poi forse il capitolo più prevedibile, perchè quello su cui batte spesso il presidente del Consiglio: la giustizia. «Riduzione dei tempi del processo cvile» ma soprattutto riforma del processo penale. Qui arriva l'affondo a frange della magistratura che usano la giustizia come arma politica e alla Consulta che ha «11 membri di area di sinistra contro i 4 di area di centro-destra». Infine le intercettazioni, e qui Silvio Berlusconi dialoga con la platea chiedendo – con alzata di mani – quanti sentano la loro privacy violata. Le mani su sono tante e allora promette l'approvazione della legge in tempi rapidi.

domenica 2 maggio 2010

Il federalismo fiscale

Il Federalismo fiscale è legge. La legge n.42 del 5 maggio 2009, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 6 maggio 2009, entrerà in vigore il 21 maggio prossimo.

Il disegno di legge n. 1117-B, collegato alla manovra finanziaria, recante delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione era stato approvato in via definitiva dal Senato con 154 voti favorevoli, 6 contrari e 87 astenuti nella seduta del 29 aprile 2009. Le dichiarazioni di voto finali hanno confermato l'ampio consenso delle forze politiche intorno ad una riforma ampiamente modificata rispetto alla stesura originaria.

Principi fondamentali del federalismo fiscale sono - da una parte - il coordinamento dei centri di spesa con i centri di prelievo, che comporterà automaticamente maggiore responsabilità da parte degli enti nel gestire le risorse. Dall'altra parte, la sostituzione della spesa storica, basata sulla continuità dei livelli di spesa ragAnteprimagiunti l'anno precedente, con la spesa standard.

Il federalismo fiscale per diventare operativo necessita di una serie di provvedimenti che si snodano nell'arco di 7 anni: 2 anni per l'attuazione e 5 di regime transitorio. La legge prevede innanzitutto l'istituzione di una commissione paritetica (DPCM 3 luglio 2009) propedeutica per definire i contenuti dei decreti attuativi che dovranno essere predisposti entro 2 anni dall'entrata in vigore della legge.

E' prevista anche una commissione per il coordinamento della finanza pubblica da istituire con uno di questi decreti. La commissione avrà carattere permanente e opererà in seno alla conferenza unificata.

Il finanziamento delle funzioni trasferite alle regioni, attraverso l’attuazione del federalismo fiscale, comporterà ovviamente la cancellazione dei relativi stanziamenti di spesa, comprensivi dei costi del personale e di funzionamento, nel bilancio dello Stato.

A favore delle regioni con minore capacità fiscale - così come prevede l'art.119 della Costituzione - interverrà un fondo perequativo, assegnato senza vincolo di destinazione.

Il federalismo fiscale introduce un sistema premiante nei confronti degli enti che assicurano elevata qualità dei servizi e livello di pressione fiscale inferiore alla media degli altri enti del proprio livello di governo a parità di servizi offerti. Viceversa, nei confronti degli enti meno virtuosi è previsto un sistema sanzionatorio che consiste nel divieto di fare assunzioni e di procedere a spese per attività discrezionali. Contestualmente, questi enti devono risanare il proprio bilancio anche attraverso l’alienazione di parte del patrimonio mobiliare ed immobiliare nonché l’attivazione nella misura massima dell’autonomia impositiva. Sono previsti anche meccanismi automatici sanzionatori degli organi di governo e amministrativi nel caso di mancato rispetto degli equilibri e degli obiettivi economico-finanziari assegnati alla regione e agli enti locali, con individuazione dei casi di ineleggibilità nei confronti degli amministratori responsabili degli enti locali per i quali sia stato dichiarato lo stato di dissesto finanziario.

Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria diventeranno città metropolitane, contestualmente la provincia di riferimento cessa di esistere e sono soppressi tutti i relativi organi a decorrere dall'insediamento della città metropolitana.

Roma Capitale è un ente territoriale, i cui attuali confini sono quelli del comune di Roma, e dispone di speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria, nei limiti stabiliti dalla Costituzione.

L’attuazione del federalismo fiscale deve essere compatibile con gli impegni finanziari assunti con il patto di stabilità e crescita.

L'Abc della riforma del lavoro

è di tutto di più nel collegato Lavoro, convertito definitivamente in legge, il 3 marzo, da Palazzo Madama. Nel provvedimento, lievitato dagli iniziali 9 articoli del settembre 2008 agli attuali 50, trovano spazio norme di contenuto diverso e assai eterogeneo: dalla nuova possibilità per un 15enne di entrare in azienda come apprendista, ai certificati di malattia on line, alla possibilità di impugnare un provvedimento di licenziamento, anche in sede stragiudiziale.

Tra le novità in arrivo, il ritorno dello staff leasing, la revisione della disciplina pensionistica sui lavori usuranti, il riordino delle sanzioni in materia di orario di lavoro e di sommerso. Nel corso del passaggio alla Camera, sono, invece, saltati i limiti al riscatto dei periodi di congedo di maternità fuori del rapporto di lavoro e la norma sui direttori scientifici. Confermata, invece, - tra le polemiche - la mini riforma di conciliazione e arbitrato nelle controversie di lavoro e un vero e proprio "condono" su alcuni contenziosi pendenti per mancate trasformazioni di rapporti precari in posti a tempo indeterminato: il datore di lavoro se la caverà pagando al lavoratore un'indennità di importo compreso tra un minimo di 2,5 e un massimo di 6 mensilità di retribuzione.

S'intensificano poi i controlli per evitare frodi contributive e si chiariscono le competenze tra Inail e Ispesl in materia di sicurezza del lavoro. Novità, anche, sul fronte dello sport: i medici di casa potranno esercitare le loro attività presso la delegazione sportiva giunta all'estero per gare internazionali, anche, in deroga alle norme sul riconoscimento dei titoli esteri. Ecco comunque, voce per voce, in ordine alfabetico, tutte le novità contenute nel nuovo "pacchetto lavoro".

Adempimenti pubblica amministrazione (articolo 5). Si interviene su alcuni adempimenti formali cui sono tenute le pubbliche amministrazioni. Tra le novità, si prevede che le pubbliche amministrazioni siano tenute a comunicare, entro il 20esimo giorno del mese successivo alla data di assunzione, di proroga, di trasformazione e di cessazione, al servizio competente nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro, l'assunzione, la proroga, la trasformazione e la cessazione dei rapporti di lavoro relativi al mese precedente.

Apprendisti a 15 anni (articolo 48, comma 8). Sarà possibile assolvere all'ultimo anno di obbligo di istruzione (cioè dai 15 anni di età) attraverso l'apprendistato, previa «la necessaria intesa tra Regioni, ministero del Lavoro e ministero dell'Istruzione, sentite le parti sociali». La novità, introdotta dalla Camera, di fatto, scrive un nuovo capitolo nello "stop and go" sull'obbligo scolastico in Italia, ripetutamente modificato dai Governi, di destra e di sinistra. L'effetto pratico di questa disposizione, che s'inserisce nel quadro della legge Biagi, è molto semplice e chiaro: a quindici anni sarà possibile prevedere che un giovane entri in azienda, con un contratto di lavoro, lasciando i banchi di scuola o dei corsi di formazione professionale.

Aspettativa (articolo 18). Possibilità, per i dipendenti pubblici, di essere collocati in aspettativa non retribuita e senza decorrenza dell'anzianità di servizio, per un periodo massimo di dodici mesi, anche per avviare attività professionali e imprenditoriali. Nel periodo di aspettativa non trovano applicazione le disposizioni in tema di incompatibilità per i dipendenti pubblici e fa salva la speciale disciplina in materia di aspettativa relativa agli appartenenti alla carriera diplomatica e prefettizia, ai magistrati ordinari, amministrativi e contabili e agli avvocati e procuratori dello Stato.

Certificati di malattia (articolo 25). Al fine di assicurare un quadro completo delle assenze per malattia nei settori pubblico e privato, nonché un efficace sistema di controllo delle stesse, viene esteso al datore di lavoro privato, a decorrere dal 1° gennaio 2010, il sistema obbligatorio di trasmissione telematica della documentazione attestante la malattia.

Certificazione del rapporto di lavoro e clausole generali (articolo 30). Arrivano norme relative al controllo giudiziale sul rispetto delle "clausole generali" contenute nella disciplina legislativa in materia di lavoro, alla certificazione dei contratti di lavoro e alle valutazioni da parte del giudice nei contenziosi concernenti i licenziamenti individuali. In riferimento alle "clausole generali" si dispone, in particolare, che il controllo giudiziale debba limitarsi esclusivamente all'accertamento del presupposto di legittimità e non possa estendersi al sindacato di merito sulle valutazioni tecniche, organizzative e produttive, le quali spettano al datore di lavoro o al committente. Si dettano, poi, disposizioni ad hoc per rafforzare il valore vincolante - anche nei confronti del giudice – dell'accertamento effettuato in sede di certificazione dei contratti di lavoro. Il giudice, nel valutare le motivazioni poste alla base del licenziamento, terrà conto "oltre che delle fondamentali regole del vivere civile e dell'oggettivo interesse dell'organizzazione", delle tipizzazioni di giusta causa e di giustificato motivo, presenti nei contratti collettivi di lavoro ovvero, se stipulati con l'assistenza delle commissioni di certificazione, nei contratti individuali di lavoro. Analogamente, il giudice deve tener conto degli elementi e dei parametri appositamente individuati dai suddetti contratti, nello stabilire, «le conseguenze da riconnettere al licenziamento». Ridefinita, inoltre, la finalità della procedura di certificazione. La novella sembrerebbe voler ampliare l'ambito di intervento della certificazione, dal momento che, mentre il testo vigente fa riferimento al «contenzioso in materia di qualificazione dei contratti di lavoro», la disposizione in esame, in maniera più generale, si riferisce al «contenzioso in materia di lavoro». Modificata, infine, la disciplina delle commissioni di certificazione presso i consigli provinciali dei consulenti del lavoro.

Le Riforme

Cari amici,parlare di riforme istituzionali non e' facile discutere perche' argomento molto delicato ed anche complicato.
E' anche pero' un'argomento che va trattato perche' da queste riforme dipendera' l'architteura futura del nostro paese.
Voglio spiegare a tutti voi come intendo insieme ai miei preziosissimi collaboratori che ringrazio esplicare la questione riforme.
Allora innanzitutto partiamo col dire che riforme istituzionali e' solo un titolo; dentro ci sono questi argomenti:
Riforma della forma di stato;
riforma del lavoro;
federalismo fiscale;
riforma demaniale.
Questi sono gli argomenti principali che troverete trattati sia in questo blog che nelle pagina di facebook creata per questo motivo.
Spero e mi auguro di potere contare sui vostri commenti e le vostre considerazioni.
Grazie a tutti voi. Luca Marinoni

venerdì 30 aprile 2010

PERCHE' RIFORMARE IL FISCO?


La stagione delle riforme istituzionali nel nostro Paese è giunta ad un momento cruciale con il provvedimento di attuazione del
federalismo fiscale. Il federalismo fiscale rappresenta infatti il necessario approdo di un percorso, avviato negli anni ’90 con il decentramento
amministrativo a Costituzione invariata e proseguito nel 2001 con la riforma del Titolo V, Parte seconda, della Costituzione. Tuttavia, una
riforma costituzionale è davvero in grado di incidere solo se viene attuata.
Il nuovo assetto della finanza pubblica delineato dalla delega sul federalismo fiscale rappresenta una vera e propria svolta, portando
finalmente ad una prima attuazione l’art. 119 della Costituzione, riguardante l’autonomia di entrata e di spesa delle Regioni e degli enti locali.
Sino ad oggi, il nostro Paese è stato caratterizzato invece da un sistema di finanza derivata, fondato prevalentemente sui trasferimenti
finanziari dallo Stato alle autonomie. Così, tuttavia, si è prodotto uno scollamento tra la titolarità delle funzioni esercitate dagli enti
territoriali e la titolarità del potere impositivo del modo di reperimento delle risorse finanziarie. In passato, i trasferimenti dallo Stato agli enti
territoriali si sono troppo spesso realizzati sulla base della spesa storica (per cui tanto un’amministrazione ha speso, tanto ha ricevuto!),
causando un aumento della spesa pubblica complessiva, senza promuovere l’efficienza, in assenza di qualsiasi meccanismo premiante o
incentivante. E’ evidente che quello scollamento agevola fenomeni di deresponsabilizzazione degli amministratori regionali e locali ed
impedisce un efficace controllo da parte dei cittadini.
Il federalismo fiscale, superando il criterio della spesa storica e della finanza derivata e garantendo una effettiva autonomia impositiva delle
regioni e degli enti locali, rappresenta la riforma che il Paese attende da troppo tempo.
Si potranno finalmente dare risposte concrete alle richieste di autonomia ed efficienza che provengono dal territorio, rendendo un servizio
importante anche per quelle realtà del Paese che a tutt’oggi presentano un deficit di sviluppo. Un meccanismo virtuoso di finanza pubblica,
infatti, che avvicina gli elettori ai loro amministratori, non può che avvantaggiare tutto il Paese, penalizzando solo gli amministratori
inefficienti.
In un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando, la riforma risulta ancora più necessaria al fine di ridurre e
qualificare maggiormente la spesa pubblica, rendendo l’Italia più competitiva nel confronto con gli altri Paesi europei in termini di qualità ed
economicità dei servizi resi al cittadino dalle amministrazioni pubbliche. Il federalismo fiscale è quindi uno strumento essenziale per
migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione, dal Nord al Sud, così da farne un reale volano per lo sviluppo economico e sociale
del Paese.


Questa agile pubblicazione ha l’intento di avvicinare anche i non addetti ai lavori ad un tema complesso e tecnicamente sofisticato
come il federalismo fiscale e di divulgarne i contenuti nel modo più semplice possibile. Ma d’altronde, la complessità del tema non deve
scoraggiare perché, in definitiva, si tratta degli interessi di milioni di cittadini, dei loro rapporti con la pubblica amministrazione, della qualità
dei costi dei servizi. Insomma: parliamo della qualità della nostra democrazia.
Maggio 2009,
Umberto Bossi
Ministro per le riforme per il federalismo

lunedì 26 aprile 2010

La Costituzione italiana



Non si puo' dire che una persona e' grassa, sarebbe scortese: si dice che...e'costituzione. Cosi' mi dicevano quando ero piccolo e io ho sempre associato, da bambino, questa parola a qualcosa che si poteva "usare" per poter dire qualcosa che altrimenti non poteva essere detto. Oggi che sono piu' grande, mi rendo conto che la costituzione, quella italiana intendo, e' proprio come pensavo allora: c'e' qualcuno - e sono in tanti - che "usano" la costituzione della repubblica italiana come alibi per non fare o far fare qualcosa, ovvero le riforme. Riforme che questo Paese necessita piu' di qualsiasi altra cosa.


Quando un cambiamento va a limitare certi privilegi, si dice che e' anticostituzionale. Riforma della giustizia, anticostituzionale. Riforma della scuola, anticostituzionale. Riforma della legge antipirteria, anticostituzionale.

Ma dico, siamo proprio sicuri che questa costituzone sia quel Vangelo immutabile, eternamente valido e omnicomprensivo? Ma voi lo fareste un viaggio lungo come la vita su una macchina con un motore del '47? Affidereste la salute dei vostri figli a un medico che per curare l'influenza H1N1, invece del vaccino creato in laboratorio, somministrasse latte caldo, miele e un po' di riposo?

Anticostituzionale, anticostituzionale, sarebbe ora che la cambiassimo questa costituzione, se in nome del suo sacro testo l'Italia e' nelle condizioni in cui si trova.

L'Italia e' un Paese allo sfascio...ah no, e' costituzione...

La transizione infinita


Vari sono stati i tentativi, in questi ultimi quindici anni, di riformare la forma di governo, ma, ad oggi, la politica non è stata in grado di elaborare e realizzare in modo condiviso un compiuto progetto di riforma costituzionale per un nuovo e più moderno assetto tra i poteri istituzionali.

Nel 1994, durante il primo Governo Berlusconi si insedia il cosiddetto “Comitato Speroni”, presieduto dal Ministro per le riforme istituzionali sen. Francesco Speroni, che approva un testo di revisione costituzionale composto da 50 articoli, ma la caduta del Governo, nel dicembre del 1994, non consente di aprire una discussione sulle proposte.

Nel 1996, all’inizio della XIII legislatura, vengono presentate varie mozioni e progetti di riforma costituzionale tra i quali, su proposta dell’on.le Berlusconi, anche l’istituzione di un’Assemblea Costituente, sino, all’ insediamento nel febbraio del 1997, della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali presieduta dall’on.le Massimo D’Alema, che porta ad un accordo di massima tra i maggiori partiti del momento (Pds, Fi, Ppi e An) su una legge elettorale, a doppio turno, con un presidente di garanzia, accordo però disatteso da Silvio Berlusconi che ritiene migliore il modello tedesco del cancellierato e il sistema elettorale proporzionale. Alla fine della legislatura viene, comunque, approvata, a maggioranza, la legge costituzionale di riforma del titolo V della Costituzione che ridisegna i rapporti tra Stato Regioni e autonomie locali, attribuendo una forte potestà legislativa alle Regioni e che, sottoposta a referendum confermativo, ottiene la maggioranza dei consensi degli italiani.

Nel 2001, durante il secondo Governo Berlusconi, viene approvata, a maggioranza, una legge costituzionale che modifica la forma di Stato in senso federale (c.d. devolution) e la forma di governo con il riconoscimento di poteri al premier tra i quali lo scioglimento del Parlamento su richiesta o a seguito delle dimissioni del Capo del governo: questa scelta di riforma costituzionale, sottoposta a referendum confermativo, non ottiene la maggioranza dei consensi e conseguentemente non entra in vigore.

Nella breve passata legislatura viene approvata nell’ottobre 2007 dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera la c.d. “bozza Violante”, che poteva costituire (e potrebbe ancora oggi costituire) un buon testo per una approfondita discussione sul tema delle riforme istituzionali. Il testo approvato dalla Commissione, infatti, prevedeva il superamento del bicameralismo perfetto e l’istituzione del Senato Federale; il rafforzamento del potere esecutivo, anche in relazione al risultato elettorale; la proposta e la revoca dei ministri da parte del Presidente del consiglio, nonchè l’accelerazione, su iniziativa del governo, del procedimento di formazione delle leggi .

Nella corrente Legislatura si parla di nuovo dell’esigenza di procedere ad una revisione della forma di governo. In particolare, viene di volta in volta proposta la riduzione del numero dei parlamentari, il rafforzamento dei poteri del Parlamento e del Governo, la rivisitazione del bicameralismo perfetto, l’istituzione di una Camera espressione delle istanze regionali come si evince da una serie di mozioni parlamentari presente dai gruppi di maggioranza e di minoranza.

Non è mancata sul tema la voce del Presidente della Repubblica che in più occasioni ha sottolineato l’esigenza di avere un nuovo assetto istituzionale condiviso, volto al compimento della svolta autonomistica e federalistica avviata con il nuovo Titolo V della Costituzione, nonché la necessità di mettere mano alla riforma del sistema bicamerale mediante una diversa articolazione delle funzioni di Camera e Senato e un nuovo ruolo di quest’ultimo quale Camera di rappresentanza delle autonomie.

Nel quadro, ormai non più differibile per il futuro del nostro Paese, delle riforme istituzionali ben potrebbe trovare collocazione la riforma del rapporto tra politica e giustizia per ristabilire un equilibrio che allo stato risulta alterato con la modifica avvenuta nel 1993 dell’art.68 della Costituzione che ha soppresso l’autorizzazione a procedere nei confronti dei parlamentari; riforma che però non può prescindere dal superamento della pessima legge elettorale vigente, che mortifica gli elettori e la stessa sovranità popolare riconosciuta dalla Costituzione.

L’avvio della campagna elettorale per le prossime elezioni regionali sicuramente accantonerà il dibattito sulle riforme costituzionali per lasciare spazio ad un clima rissoso e demagogico tipico delle nostre discussioni pre-elettorali. La successiva pausa da ogni competizione elettorale per i prossimi tre anni (salvo imprevisti si andrà, infatti, al voto nel 2013) dovrà essere l’occasione per adeguare l’Ordinamento della Repubblica previsto dalla nostra Carta Costituzionale ad un contesto sociale e sovranazionale completamente diverso da quel lontano 1947, che vide registrare, sulla base di fondamentali valori comuni, una equilibrata sintesi del pensiero cattolico, liberale e marxista.

Un’occasione che la nostra classe politica non potrà mancare.